Anno VII N. 29 Luglio - 2014

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Lungo la Via

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Viaggio all’interno del monastero

Terza puntata tra le meraviglie abbaziali

Siamo ormai giunti alla fine del percorso tortuoso. Al nostro sguardo si disvela l’Hortus Simpliciorum con le sue aiuole simmetriche, ben allineate e i “Semplici” ordinatamente coltivati. Questo spazio rappresenta il trionfo della ragione e della scienza: le aiuole rialzate rispetto al piano di calpestio sono divise in settori che ospitano ciascuno una pianta officinale, così come riportato dalle cronache antiche (un sistema simile era utilizzato già in pieno medioevo nell’Abbazia di san Gallo). Tra i semplici troviamo specie con differenti proprietà farmacologiche, alcune molto tossiche come atropa belladonna, datura stramonium, cicuta, convallaria, altre più innocue quali la ruta, l’assenzio, la bardana, l’iperico, la rosa gallica officinalis… Di ciascuna, al visitatore interessato, saranno indicate la funzione e le caratteristiche farmacologiche possedute, nonché l’impiego farmaceutico ed erboristico a cui vengono destinate. L’orto è delimitato da un lungo pergolato di vite, alla base del quale cresce rigogliosa una siepe di bosso; a far da compagnia alla vite, sono stati messi a dimora rose rampicanti antiche, appartenenti alla famiglia delle rose Alba, Noisette, Bourbon e botaniche. Percorrere il viale ammantato dalla vite e dai rosai profumati è un’esperienza coinvolgente per tutti i sensi, l’intenso profumo delle rose, le forme e le diverse tonalità delle corolle, i rami intrecciati e contorti della vite infondono un senso di profondo benessere e serenità. La siepe di bosso si prolunga idealmente nella balaustra di travertino che delimita il prato prospicente il portone abbaziale. Qui tutto è razionale e schematico, studiato con matematica precisione, opera dell’uomo raziocinante che ha imparato a leggere e scoprire gran parte dei segreti della natura, iniziando in tal modo a dominarla. Sul prato, il bosso è potato a dar forma al galero priorale, appannaggio della dignità del Priore. Siamo ormai in prossimità dell’antica abbazia. Presto la foresta vegetale sarà sostituita dalla foresta di pietra: le colonne e i pilastri dei chiostri monastici. Varcando la soglia che immette nel chiostro rinascimentale non si può non ammirare lo splendido portale in pietra voluto dalla famiglia Orsini, impreziosito dallo stemma, la rosa a fiore semplice, cesellato da abili scalpellini su tutto il profilo del portale. Il chiostro di san Benedetto, dalle forme regolari e armoniche, tipiche dell’arte rinascimentale è dominato al centro dalla statua bronzea del Santo. Attorno ad essa, è stata raffigurata la medaglia di san Benedetto, cara alla comunità benedettina e ai fedeli che da secoli la indossano con devozione, recitando le invocazioni monogrammate iscritte. Si tratta di una raffigurazione vegetale della medaglia benedettina, realizzata con una siepe sempreverde e rose. Ciascuna rosa, scelta tra le più antiche (galliche, alba, damasco) è disposta in modo che ogni lettera incisa sulla medaglia, sia rappresentata da una rosa il cui nome comincia con la lettera stessa; continua invocazione che dal chiostro sale a Dio per intercessione di san Benedetto. Il visitatore coglie il significato racchiuso in ogni lettera, al fine di avvicinarsi con l’aiuto della fede al termine del nostro viaggio attraverso i giardini e i chiostri monastici. La sola ragione che ci ha guidati fin dentro le mura dell’Abbazia oltre non può proseguire: occorre affidarsi alla forza delle fede, qui rappresentata dall’aiuto offertoci da san Benedetto, per proseguire il cammino e raggiungere l’ultima tappa del percorso. Il chiostro Longobardo è un autentico gioiello nel cuore del forziere Abbaziale, da cui è possibile ammirare la sagoma della torre campanaria carolingia e le vetrate della basilica. Dal corridoio, attraverso piccole bifore, si può scorgere la fonte centrale che rappresenta Cristo “Fons Vitae”, da cui si dipartono i quattro fiumi descritti nel primo libro della Bibbia, Phison, Ghicon, Tigri, Eufrate, simboleggiati dai sentieri cruciformi, evidenziati da siepi sempreverdi. Nelle quattro aiuole circoscritte dalle siepi, tre rose formano l’acronimo O.S.B., la quarta rosa, candida e immacolata è posta in onore della Vergine Maria, alla quale è consacrata l’intera Abbazia di Farfa. Vergine vista da Dante al centro dei cieli concentrici del Paradiso come Rosa che regna nel centro della Rosa.

Autore: A cura di Vincenzo Mazziotta

20/12/2011