Anno VII N. 29 Luglio - 2014

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La Cartolina

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Pensieri e cultura …

… Una vita tra i campi … il racconto della “cartolina”

“Invece di giocare con le bambole preferivo indossare pantaloncini corti e giocare a pallone con i miei amici” inizia così l’intervista ad Angela Longobucco, preziosa collaboratrice di Farfaè, oggi allenatrice di squadre di calcio, ma con un passato da calciatrice con la maglia numero 11.
Come è nata la tua passione per il pallone? “Da piccola, con altri bambini, ci ritrovavamo nel campo del cimitero dei garibaldini al Gianicolo per giocare tutti insieme a pallone. Un tempo era un campo tutto verde, senza recinzioni dove potevamo correre e divertici! Amavo stare all’aria aperta e non rimanere a casa tra bambole, pentoline e vestitini. All’età di 12 anni ho fatto un provino alla Lubiam Lazio femminile in serie A: due o tre calci al pallone, qualche tiro in porta e sono stata presa! Ho indossato subito la maglia numero 11 con il ruolo di ala sinistra: un numero che mi ha sempre accompagnato durante la mia carriera calcistica, sempre in mezzo a palloni, calci di rigore, squadre e fischietti…
I tuoi genitori come l’hanno presa? Per la gioia dei miei genitori finalmente potevo giocare con le ragazze e non con i maschietti. Per allenarmi un grande sacrificio: uscivo da scuola e, con un panino dentro lo zaino, via di corsa verso il campo sportivo che si trovava alla Fiera di Roma: prendevo 3 autobus, ma la gioia e l’entusiasmo erano sempre più forti!
E poi cosa è successo? Dopo un’interruzione dovuta ad un brutto incidente stradale, mi sono trasferita da Roma in Sabina, dove mi sono rimessa in gioco: ho preso il tesserino di allenatrice con il Centro Sportivo Italiano, e, come sempre, l’unica donna tra i 23 partecipanti provenienti da tutta Italia. Il Centro Sportivo Italiano (CSI) è la più antica associazione di promozione sportiva; nasce nel 1944 per diffondere lo sport non solo sul piano tecnico, ma soprattutto sul piano culturale, umano e sociale, con un unico solo obiettivo: lo sport deve essere sempre un momento di aggregazione per i giovani. Il CSI è riconosciuto dal CONI e dalla CEI come associazione di ispirazione cristiana. Negli anni 90 sono stata nominata consigliere regionale del Lazio del CSI.
Perché una vita tra i campi? Nonostante diverse interruzioni, ho sempre avuto la forza e “qualcuno o qualcosa” per tornare sui campi di calcio. In Sabina ho allenato diverse squadre: le squadre femminili del Passo Corese, Farfa e Coltodino; ho allenato anche squadre di calcetto maschile under 10 e under 12.
E ora alleni qualche squadra? Attualmente alleno due squadre maschili a Coltodino nel Comune di Fara in Sabina e mi avvalgo di due preziosi collaboratori: Luciano Cialfi e Roberto Conte. Il nostro presidente è il parroco di Coltodino, Don Zibi e nel direttivo ci sono tanti volontari: Tiziana Tidona, Nicoletta Fabi e Carlo Nanni. Attualmente stiamo partecipando al Torneo oratorio CUP del CSI: un torneo a cui partecipano tutte le squadre di alcune parrocchie (Monterotondo, Borgo Quinzio, Selci, Palombara, Collevecchio, Torri in Sabina e Coltodino). Quest’anno è nata una bellissima collaborazione con la Società Sportiva di Borgo Quinzio. Prima di Natale il CSI, nella persona del Presidente di Rieti Valentina Egidi, ha organizzato un incontro con il nuovo vescovo della Diocesi di Sabina-Poggio Mirteto, Mons. Ernesto Mandara, e tutte le varie realtà che partecipano al Torneo oratorio CUP. Durante l’incontro il nostro Vescovo ha confessato che tra la costruzione di un campanile e quella di un campo da calcio, preferisce di gran lunga collaborare alla costruzione di un campo, dove poter vedere tanti e tanti giovani, e non solo, giocare, divertirsi e stare insieme! Concordo pienamente!!!
Come riuscite a sostenervi? Facciamo tutti volontariato e i bambini pagano una piccola quota, che è appena sufficiente per l’acquisto dei palloni, ma il nostro scopo è proprio quello di dare spazio, in queste piccole realtà, e quindi dare a tutti la possibilità di praticare sport. Quest’anno siamo riusciti ad avere due sponsor: Chino Dominici e Antonino Perugini; inoltre gli assessori del Comune di Fara in Sabina, Giacomo Corradini, Simone Fratini e Walter Perugini, e l’Istituto Filippo Cremonesi ci hanno donato le divise per l’allenamento.
Che cosa diresti oggi ad una ragazza o ad un ragazzo che volessero iniziare la “carriera” calcistica? A livello agonistico è un percorso pieno di sacrifici, devono coincidere studio e sport, ma condito con una grande dose di passione, tutto diventa estremamente facile; se lo fai per hobby, invece, credo che sia importante per un bambino far parte di una squadra, qualsiasi essa sia, per crescere sia a livello educativo che disciplinare.
Cosa ne pensi del calcio scommesse? Per lo sport è una brutta pagina, ma ,come ho già spiegato ai miei ragazzi, come nella vita, in una brutta storia alla fine c’è sempre un lato positivo: in questo caso è rappresentato dal calciatore Simone Farina, giocatore del Gubbio, il quale rifiutando ben 200 mila euro per truccare la partita di Coppa Italia tra Gubbio e Cesena, è diventato “l’eroe buono”. Infatti alla fine è stato premiato dal CT della Nazionale Prandelli, il quale ha deciso di convocarlo in Nazionale per una partita. E’ un riconoscimento al suo coraggio, quando gli sarebbe stato molto facile piegarsi al richiamo di 200 mila euro. E’ questo il modello di calciatore che serve ai giovani e quando dico che i goals più belli alla fine sono quelli che segni nella vita.

Autore: A cura di Elena Onori

18/06/2012