Anno VII N. 29 Luglio - 2014

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Dentro L'Abbazia

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Un’opera d’arte per celebrare padre Fiore D’alessandri

Un’opera d’arte per celebrare padre Fiore D’alessandri

Un’opera d’arte per celebrare padre Fiore D’alessandri

In questo numero:

nasce la biblioteca monastica
di Romina Torini

Da domenica 10 febbraio, il sagrato della chiesa di Santa Maria Assunta a Pontesfondato di Montopoli in Sabina ospita una pregevole opera d’arte che fa memoria di un uomo di Dio figlio di questa terra, il missionario Saveriano Padre Fiore D’Alessandri, nato a Montopoli nel 1925, morto in Burundi nel 1992. Il busto in bronzo, opera degli scultori Simone Battisti e Luigi Verzilli, è stato benedetto da S.E. monsignor Ernesto Mandara, vescovo della Diocesi di Poggio Mirteto, alla presenza di Padre Rino Benzoni, Superiore Generale dei Padri Saveriani in una limpida mattina in cui il rigore dell’inverno già cede alle prime avvisaglie della primavera, promessa della Pasqua di resurrezione. “Si è voluto fare, con l’impegno della famiglia, - così recita l’Avviso sacro della comunità parrocchiale - per gratitudine ed a ricordo del Sacerdote Sabino che ha fatto conoscere in lontane contrade africane il Vangelo di Gesù Cristo ed il nostro piccolo paese”. D’intesa con i ragazzi di don Fiore, cresciuti all’ombra del campanile in quella felice stagione illuminata dal Concilio Vaticano II, l’attuale parroco p. Andrea Cmop ha voluto che fosse così degnamente ricordata la figura e l’opera instancabile di questo sacerdote nato a Montopoli di Sabina il 15 agosto 1925, quarto di otto fratelli, in una modesta famiglia di agricoltori. Ordinato sacerdote nel 1951, vice parroco e poi parroco nel paese natale fino al 1964, quando finalmente il Vescovo Caliaro accolse la sua reiterata richiesta di farsi missionario tra i Saveriani. Concluso il noviziato, p. Fiore nell’estate 1966 raggiunse il Burundi dove svolse un’assidua, instancabile opera di evangelizzazione testimoniando con angoscia le atrocità della guerra civile. Morì a Gisanze, dopo ventisei anni di assiduo apostolato, e qui fu sepolto nella nuda terra, così come desiderava: ma nel 2011, il vescovo della diocesi di Mui-ynga, Mons. Joachim Ntahondereje, ha voluto la solenne traslazione delle sue spoglie nella grande chiesa di Gasorwe costruita proprio grazie all’impegno di P. Fiore. Ora è la terra natale ad onorare questo suo figlio che i vecchi ricordano con commozione, i giovani devono imparare a conoscere per l’attualità e la bellezza della sua testimonianza di vita: lo fa attraverso un segno discreto e gentile, l’erezione di un busto in bronzo ideato e finemente modellato da due artisti, Simone Battisti e Luigi Verzilli, che a Padre Fiore sarebbero piaciuti per la schiettezza e la semplicità, la personalità solida e schiva, la visione del mondo, dell’arte e della vita ispirata a valori essenziali. Il risultato della loro creatività si rivela fresco e vivace interprete della singolare esperienza umana del religioso Saveriano: l’immagine di Padre Fiore – le ciocche dei capelli agitate dal vento, il colletto rigido della talare un po’ allentato - esprime mirabilmente i tratti più autentici della sua indole, fa sintesi efficace delle sue esperienze poggiando solidamente su una scabra, antica pietra rimossa dai poderi dei D’Alessandri, quasi a dare il senso delle vicissitudini e dell’esemplarità di un uomo di fede, dalla terra sabina al continente africano

Autore: Ileana Tozzi

02/04/2013