Anno VII N. 29 Luglio - 2014

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Quel pasticciaccio brutto dell'acquedotto di Farfa

Se ne è discusso in Consiglio

L’acquedotto di Farfa è arrivato sui banchi del Consiglio comunale di Fara Sabina. A sollecitare la discussione sulla gestione della rete idrica che attualmente vede contrapposte l’Amministrazione comunale e la Fondazione “Filippo Cremonesi”, sono stati i consiglieri di minoranza Davide Basilicata, Giacomo Corradini, Lorenzo Cingolo, Angelo Lupetti, Franco Santilli, Massimo Quinzi e Mauro Pinzari, i quali dopo aver appreso del contenzioso sulle pagine di Farfaè..., hanno presentato un’interpellanza al sindaco Vincenzo Mazzeo, dibattuta nella seduta consiliare del 18 settembre scorso. I consiglieri hanno chiesto spiegazioni circa l’effettivo stato del contenzioso tra il Comune e l’Istituto Cremonesi. In più, volendo sapere chi sia ad oggi il responsabile della rete idrica di Farfa, hanno cercato chiarimenti rispetto alle mega bollette di cui l’Ente pubblico ha richiesto il pagamento alla Fondazione. “E’ una questione delicata che si sta ingarbugliando – risponde il sindaco -. La posizione dell’Istituto è legittima, ma quella del Comune lo è ancora di più. Noi ci siamo adoperati per portare il servizio, quando l’impianto di approvvigionamento del Cremonesi è andato in sofferenza. Ora, visto che il servizio è stato fornito: l’acqua – controllata da un unico contatore installato dal Comune – deve essere pagata. A questo punto, alla luce delle difficoltà che sono emerse, vogliamo superare lo stallo. E come? Proponendo all’Istituto di rivedere la bolletta sulla base di una simulazione dell’uso dell’acqua. Nello specifico - conclude - pensiamo che nel borgo esistano 4 grandi utilizzatori (monasteri e ristoranti, ndr) il cui fabbisogno idrico è sicuramente diverso a quello delle famiglie: così sulla base di questa previsione noi riusciremo a mantenere il servizio ai cittadini e nello stesso tempo potremo fare in modo che le bollette vengano pagate”. Insomma, una sorta di prezzo forfettario, frutto di un calcolo proporzionale che in quanto tale non potrà mai rispecchiare l’effettivo consumo idrico individuale. “Questo è un vero pasticcio – commenta Lorenzo Cingolo -. Come sempre accade, quando ci troviamo di fronte ad argomenti delicati, ragioniamo con leggerezza. Prima cosa: non esiste un contratto sottoscritto da Comune e Istituto Cremonesi. Secondo: è assurdo mandare una bolletta che non tiene conto delle manutenzioni che sono state fatte a carico della Fondazione e comprende anche l’acqua delle fontane pubbliche”. Sulla definizione di pasticcio converge anche il consigliere Carmelo Pagliara: “E’ un pasticcio, perchè va avanti dal 1996: abbiamo una frazione che il mondo ci invidia che non ha un acquedotto comunale al pari di qualsiasi altro nucleo abusivo. Il mio consiglio – conclude – è di cercare una soluzione condivisa con la Fondazione, perchè da come si sono messe le cose, il rischio maggiore è che il Comune non prenda una lira”.
Dal 18 settembre sono passati due mesi: delle soluzioni non si vede neanche l’ombra.

Autore: (re.fa)

27/12/2007

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